RISCHIO CHIMICO e CANCEROGENO

valori limite con riferimento alla normativa nazionale ed europea

E-BOOK RISCHIO CHIMICO e CANCEROGENO

chimicoUn ebook sul rischio chimico e cancerogeno si sofferma sulla questione dei valori limite con riferimento alla normativa nazionale ed europea. I valori limite definiti a livello europeo e le differenze tra OEL e DNEL.

CIIP partecipa alla Campagna Europea sul rischio chimico e cancerogeno negli ambienti di lavoro oggi Indice ragionato a cura di Lalla Bodini (coordinatore Gruppi di Lavoro CIIP), Susanna Cantoni (Presidente CIIP), Carlo Sala (coordinatore Gruppo di Lavoro CIIP su Rischio Chimico e Cancerogeno)*
CIIP:  la  Consulta  Interassociativa  Italiana per la Prevenzione, www.ciip-consulta.it,  ha  deciso  di partecipare alla Campagna Europea 2018-2019 sul rischio chimico negli ambienti di lavoro oggi.

La questione dei valori limite e la normativa nazionale
Nel contributo “La valutazione dei rischi a seguito dei regolamenti europei”, a cura di Carlo Sala (Coordinatore del Gruppo Rischio Chimico CIIP), si riportano preliminarmente  alcune indicazioni relative alla norma UNI EN 689 e le innovazioni correlate all’applicazione dei Regolamenti REACH ( Regolamento n. 1907/2006), CLP (Regolamento n. 1272/2008) e quello relativo alle schede dei dati di sicurezza SDS (UE 453/2010).

Il processo di corretta valutazione del rischio da agenti chimici è la premessa  di  tutti i momenti successivi:  la  scelta  delle  soluzioni  preventive,  i  contenuti  della  informazione  e  formazione,  la sorveglianza  sanitaria  mirata,  il  controllo  nel  tempo  mediante  monitoraggio  ambientale  e/o biologico.

Punti fondamentali sono la ricostruzione del processo produttivo per evidenziare, in ognuna delle sue  fasi, la possibile esposizione alle sostanze utilizzate ed agli eventuali inquinanti derivati dalle condizioni  di  processo,  le  modalità  con  le  quali  gli  operatori  possono  essere  esposti  :  contatto cutaneo, respiratorio.

Uno strumento importante sono le schede dei dati di sicurezza, primo passo per la conoscenza dei rischi associati all’uso delle sostanze. 

Da molto  tempo  sono diffusi e normati i metodi di monitoraggio ambientale e/o biologico che consentono,  con  l’inquadramento  corretto  dei  determinanti  delle  condizioni  di  processo,  di mansione  e  di  protezioni  attive  e  passive,  la  valutazione  dell’esposizione  professionale sufficientemente  accurata,  minimizzando  gli  elementi  di  soggettività  introdotti  dal  valutatore  e l’incertezza di stima insita nei modelli, anche se utilizzati da mani esperte.

Va tenuto sempre presente che la valutazione del rischio debba tenere conto anche del genere. È infatti  un  obbligo  di  legge  (art.  28  del  Dlgs  81/2008  e  smi  sulle  “differenze  di  genere“)  ma soprattutto una necessità scientifica, viste le differenti risposte  fisiologiche e metaboliche  (tempi di  assorbimento,  metabolizzazione,  escrezione,  suscettibilità,  etc)  ai medesimi  inquinanti  e l’effetto su organi e sistemi diversi: ovaio e utero o su funzioni diverse, ad iniziare dalla maternità e allattamento. Molti sono i settori ad elevata occupazione  femminile che espongono a sostanze chimici:  sanità,  farmaceutica,  parrucchiere  ed  estetiste;  lavori  di  pulizia, ricordando  che frequentemente i limiti sono tarati sul sesso maschile.

L’art. 225, comma 2 Il D. Lgs. 81/2008, riporta “il Datore di Lavoro, periodicamente e ogniqualvolta sono  modificate  le  condizioni  che  possono  influire  sull’esposizione,  provvede  ad  effettuare la misurazione  degli  agenti che  possono  presentare  un  rischio  per  la  salute, con  metodiche appropriate e con particolare riferimento ai valori limite di esposizione professionale e per periodi rappresentativi  dell’esposizione  in  termini  spazio-temporali.  

Tra  le  metodiche  standardizzate  e riportate  nell’allegato  XLI  compare  la  UNI  EN  689  che  rientra  in  vigore,  dopo  le  modifiche apportate dal CEN Technical Committee 137” (CEN/TC137/AHG2), il 12 luglio 2018.

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